04 Dicembre 2014
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36° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2014 |
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Presentato in prima mondiale al Sundance Film Festival, El cerrajero (Il fabbro, 2013) è un piccolo film diretto con discreta attitudine dall’argentina Natalia Smirnoff. Si tratta di una commedia con precise connotazioni sentimentali ma senza inutili sdolcinatezze. Piace la semplicità narrativa, stanca la mancanza di vere idee. Sebastian è un fabbro trentatreenne che non ha mai voluto impegnarsi a lungo con una donna. Con Monica sta ormai da cinque mesi, quando gli confessa di essere incinta il mondo dell’artigiano prende una piega inaspettata: inizia ad avere strane visioni mentre lavora alle porte che i clienti gli hanno commissionato. Qualcuno potrebbe chiamare questo un dono, ma Sebastian lo sente più come una maledizione. L’uomo gestisce a malincuore il suo talento insieme con un’aiutante captatagli casualmente in negozio e che crede molto in lui. Il centro del discorso è nel rapporto fra il fabbro, uomo privo di sensibilità ma che procura alla ragazza un medico per abortire, e la giovane che, alla fine, gli farà cambiare idea sul rapporto a due. Pur non avendo momenti di stanca, il film non riesce ad emozionare, né, tantomeno, ad interessare.
Il secondo film proposto è stato un’altra produzione argentina, questa volta diretta da una donna. Aire libre (Aria Libera, 2014) è una commedia che parla dell’amore, della sua conclusione, dell’inadeguatezza di tante coppie che si sposano più per passione che per amore. La trentanovenne Anahi Berneri, qui al quarto titolo, è nota per avere partecipato a festival di prestigio, quali San Sebastian, Berlino, Lima e Torino vincendo anche un premio FIPRESCI. Percorso interessante con temi più profondi di quelli che possano apparire, la regista introducendo il film ha sottolineato la tristezza e la drammaticità della storia. Vista la pellicola, si può concordare con questo giudizio ma occorre aggiungere che siamo di fronte ad una commedia dai toni adolescenziali nonostante i protagonisti siano vicini alla quarantina. Lucía e Manuel sembrano avere dimenticato i loro desideri e i progetti che li legavano. L'idea di costruire una nuova casa emerge come un piano che sembra poter offrire un momento perfetto per ricostruire il loro rapporto. Immaginano e disegnano una villetta fuori città, nel verde: un luogo per evitare il soffocamento e dare spazio al figlioletto di sette anni. La routine del vivere insieme è interrotta fino a quando il lavoro sarà finito. Si trasferiscono nelle case dei rispettivi genitori e per loro inizia una nuova vita. Riscoprono i propri desideri, si sentono adolescenti a cui tutto è permesso, riallacciano rapporti con ex amori, non si ricordano più della loro vita reale. Hanno la tragica sensazione che, terminati i lavori, dovranno tornare a vivere assieme ma, nello stesso tempo, non trovano ragioni per farlo. Forse l’amore riuscirà nuovamente ad unirli. Leonardo Sbaraglia, nome di punta del cinema argentino, racconta e vive il suo personaggio con grande bravura, Celeste Cid è più brava nella trasgressione che non nel farsi credere madre attenta e moglie premurosa. Il film, in ogni caso, tratta temi di attualità con una certa bravura.
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