04 Dicembre 2014
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36° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2014 |
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Nella terza giornata di Festival, si inizia ad intravvedere un filo logico nella scelta dei titoli in competizione, solitamente di autori con varie opere già realizzate e con temi direttamente o indirettamente sociologici. Tierra en la lengua (Terra sulla lingua, 2013) è diretto dal colombiano trentaquatrenne Ruben Mendoza con una attività nel cinema di oltre dieci anni e mezza dozzina di titoli tutti presentati con buon riscontro in vari Festival. Subito dopo questo film ha realizzato Memorias del Calavero (Memorie di Calavero, 2014) che attende ancora una circuitazione internazionale. In parte autobiografico quantomeno per ispirazione, il film ha molte scene di violenza anche su animali, creando tensione emotiva nello spettatore e forte disagio. Un uomo anziano e malato, che per tutta la vita ha avuto come unica religione la perfidia e l’amoralità, chiede di morire per mano di due nipoti che accettano, forse allettati dalla ricca eredità. Sequestrato tre volte da persone che lo odiavano, non ha mai cambiato il suo modo di comportarsi. I ragazzi condividono con lui un giro per le tenute di sua proprietà e cambiano idea sul nonno: prima pietosamente lo avrebbero eliminato in maniera indolore, ora decidono di fargli vivere un lungo travaglio, l’agonia tra vita e morte. Violenza visiva, violenza fisica, violenza mentale in una vicenda dove nulla viene risparmiato allo spettatore. Sicuramente non lascia indifferenti.
A estrada 47 (Strada 47, 2013), diretto dal quarantanovenne brasiliano Vicente Ferraz, è una strana coproduzione che coinvolge anche Portogallo ed Italia. Si parla degli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, di una squadra di ingegneri brasiliani specializzati nel disinnesco di mine che sono mandati in Italia dagli alleati. Siamo in Friuli Venezia Giulia e questi militari d’oltreoceano, molti di loro volontari, si trovano in un conflitto che non sentono, vivendo in condizioni atmosferiche che li distruggono fisicamente e psicologicamente. Una squadra di artificieri della Forza di Spedizione Brasiliana soffre di un attacco di panico collettivo. La disperazione, la fame e il freddo, mette in crisi i giovani soldati che devono scegliere tra la corte marziale o affrontare di nuovo il nemico senza capire né ragione e logica di questa decisione. Incontrano un disertore italiano che conquista la loro fiducia e indica loro dov’è la Strada 47 resa impraticabile dalle mine anticarro poste dai tedeschi. Decidono di bonificarla, nonostante che alcuni di loro siano morti, per dimostrare a se stessi ed agli alleati di avere fatto qualcosa di importante. In uno scontro coi tedeschi ne uccidono parecchi ma decidono di prendere prigioniero un capitano ferito e di curarlo. L’ufficiale, che voleva disertare, ha la mappa di dove sono posti i quindici ordigni e, in questa maniera, i brasiliani riescono nella loro impresa permettendo agli americani di giungere a San Giusto. Film demagogico, girato senza mai cercar di dare drammaticità alle immagini, ha Sergio Rubini, del tutto fuori personaggio, nel ruolo del disertore. E’ un film che non dà nuovo lustro anche e soprattutto ai partigiani raccontati come figure schematiche viste in maniera semplicistica.
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