21 Ottobre 2013
Fuori concorso nella sezione ufficiale, e già fuori concorso al Festival di Roma, merita tuttavia una citazione Centro histórico, omaggio di quattro registi alla prima capitale del Portogallo, Guimaráes, capitale europea della cultura lo scorso anno. Pedro Costa, Victor Erice e Manoel de Oliveira mettono a fuoco tre momenti della storia lusitana, dalle guerre africane alla chiusura di una grande industria tessile, fino al Portogallo attuale con visite turistiche della cittá storica. Aki Kaurismaki, invece, evidenzia la solitudine di un reastauratore senza clienti descrivendo la routine quotidiana dell’apertura e della chiusura di una piccola trattoria in una stradina senza sole. Novanta minuti che vanno dall’assurdo del bozzetto di Kaurismaki, attraversano aspetti storici del passato tracciati da Victor Erice e Pedro Costa, per sfociare in un’allegra e ironica commerazione firmata da Manoel de Oliveira.
Didattico, con un finale da thriller, e tante buone intenzioni Metro Manila del britannico Sean Ellis. Terzo film dopo Cashback (2006) e The Broken (2008), questo in concorso è stato realizzato nelle Filippine. Il regista illustra i pericoli ai quali va incontro una giovane coppia con due bambine che lascia le montagne del nord per cercare lavoro nella capitale. La chiusura di un’impresa tessile trasforma il giovane Oscar in agricoltore, ma il crollo del prezzo del riso lo riduce alla fame. Giunto a Manila e subito truffato, riesce tuttavia a trovare un posto di guardia privata grazie ai quattro anni nei quali ha servito nell’esercito. La moglie trova lavoro in una discoteca e le cose sembrano mettersi bene, ma presto i due giovani dovranno prendere atto della corruzione, delle truffe e dei raggiri ai quali non potranno sottrarsi. Il finale drammatico, e con una sorpresa da fiction Tv, è la somma di tante situazioni ambigue e della durissima lotta per la sopravvivenza nella megalopoli di uno dei paesi meno sviluppati. Bravi gli attori: Jake Macapagal, Althea Vega, John Arcilla.
Drammatiche anche le situazioni narrate in Omar di Hany Abu-Assad, prodotto da Palestina e Emirati Arabi, e premiato a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Splendidamente interpretato da Adam Bakri, narra tensioni, inganni e tradimenti nei territori occupati. Omar è un giovane fornaio che spesso scavalca il muro, costruito dagli israeliani, per andare a vedere la ragazza dei suoi sogni. E`la sorella di un amico d’infanzia, il quale lo coinvolge in un’azione a tre per uccidere un soldato israeliano. Verrá catturato e torturato, ma non dirá niente. Tuttavia viene rilasciato sulla parola. Entro un mese deve far catturare il colpevole dell’omicidio. Leale, Omar dice agli amici le condizioni che gli hanno permesso di riacquistare la libertá. Pur denunciando le condizioni di dipendenza e di soggezione degli abitanti dei territori occupati, il film scava a fondo nel carattere del protagonista per mettere in evidenza i dubbi, le incertezze e i sospetti di un giovane innamorato che si trova al centro di un intrigo del quale non riesce a venire a capo. Incalzato dai servizi segreti israeliani, ricambiato da una ragazza che scopre essere corteggiata da un altro, sospettato di tradimento dagli amici, Omar passa di fuga in fuga sempre alla ricerca della veritá. Che non sará una sola, e che avrà un prezzo.
R.F.
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