21 Ottobre 2013
Alla SEMINCI è notevolmente aumentato il numero degli spettatori giovani, segno che la scelta di proseguire come punto di riferimento del cinema d’autore in Spagna è molto gradito. Le sorprese, positive o negative, sono presenti maggiormente in Punto de Encuentro dove la prerogativa di essere opere prime o seconde permette di vedere spesso prodotti freschi, interessanti. Hide your Smiling Faces (Nascondete i vostri volti sorridenti, 2013) è film che fa pensare, crea tensione emotiva, fornisce spunti anche per personali esami di coscienza. Diretto dal debuttante Daniel Patrick Carbone, figlio di italiani di terza generazione nato nel New Jersey, racconta di una piccola comunità dove tutti si conoscono, in cui anche la più piccola variazione nei ritmi, nelle abitudini è notato e commentato. Due fratelli sono costretti a crescere fin troppo in fretta dopo la misteriosa morte di un amico. L'incidente ha sconvolto la vita apparentemente tranquilla del paese in cui vivono e destabilizza i rapporti tra i fratelli ed i loro amici, in una maniera strana, forse illogica, difficile da spiegare completamente. Alla luce del tragico incidente, le loro relazioni familiari cominciano ad essere sospettose e tetre, ciò che rende i fratelli, di nove e quattordici anni, quasi complici in un tentativo di sopravvivere da se stessi e dagli altri rifugiandosi nella natura che li circonda. La natura è il collante per ogni situazione narrativa: sa essere madre e matrigna senza nessuna possibilità di difendersi da essa. Il fiume sul cui greto i fratelli hanno scoperto il corpo del loro compagno, il ponte ad un arco che nasconde al suo interno magici spazi che i ragazzi pericolosamente usano per i loro giochi, il dubbio che la vittima sia caduta da lì e che fosse vittima di un tragico gioco, il timore del fratello minore che anche per lui ci potrebbe essere una fine di quel tipo. La descrizione di questo disagio è fatta con bravura in ottanta minuti in cui il pigro trascorrere del tempo viene messo in agitazione da piccoli elementi che riescono a destabilizzare qualsiasi certezza. Il regista ventinovenne, diplomato nella prestigiosa Tisch School of the Arts dell’università di New York, viene da esperienze nel cortometraggio e, nel 2008, il suo Feral è stato distribuito dalla Warner Bros. Nel 2012 questo cineasta è stato selezionato per partecipare all’Emerging Artists Visions Academy Film Festival di New York e ciò gli ha permesso di realizzare questo primo lungometraggio. Difficilmente in tempi brevi realizzerà un altro film, visto che ritiene di avere bisogno di altre esperienze, soprattutto nella stesura delle sceneggiature il che lo vede attivo anche in televisione. Il suo primo film è minimalista nella struttura narrativa, ma ha una carica emotiva notevole e coinvolge lo spettatore fino al momento in cui il regista decide di interrompere la narrazione con un finale aperto a mille sviluppi.
Russendisko (Discoteca russa, 2012) è sicuramente una delle sorprese più interessanti che fino ad ora ci ha proposto questo festival. La storia raccontata è tanto poco credibile da essere vera quantomeno nei fatti storici descritti. Basato sul omonimo best seller scritto da Wladimir Kaminer negli anni novanta ha interessato molto il cinema ma le difficoltà per trasferirlo sullo schermo hanno scoraggiato, dal 1996 al 2009, dieci sceneggiatori. Ci voleva l’incoscienza del quarantaduenne Oliver Ziegenbalg, eclettico elemento della vita culturale tedesca, a tentare questa avventura in cui nei tre personaggi principali ha posto molto di se stesso, soprattutto nella voglia di vivere a tutti costi una vita al limite bevendo, passando da un’avventura all’altra senza pensare ad eventuali conseguenze. Nella Berlino del 1989 tutti sono bene accetti. Subito dopo la caduta del muro si è diffusa la notizia che i cittadini ebrei dell'Unione Sovietica erano i benvenuti nella Repubblica Federale di Germania. Il giovane Wladimir ed i suoi amici di sempre Andrej e Mischa partono da Mosca per trovare una vita più gratificante a Berlino. E’ una città molto viva, tra le più gratificanti che un russo possa potere immaginare. Wladimir e Andrej ottengono un permesso di soggiorno di cinque anni, ma Mischa, che è russo ma non ebreo, ne ha uno per soli tre mesi. Con un po’ di soldi in tasca donati dalle autorità tedesche e di una camera in un residence dove in maggioranza sono russi, i tre amici iniziano la loro avventura nel nuovo mondo. Conoscono alcune ballerine di una compagnia off, una giornalista che scrive sui russi, iniziano a dedicarsi a commerci più o meno leciti ottenendo una certa agiatezza. Ma l’amore crea loro problemi, dissapori, momenti in cui tutto è messo in discussione. Per fortuna giungono i genitori di Misha che fuggono dalla Russia sempre meno vivibile per loro, e gli portano i suoi dischi più amati. Saranno questi che permetteranno loro di aprire il RUSSENDISKO, un locale che tutt’ora esiste a Berlino. Oliver Ziegenbalg si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Karlsruhe mentre studiava cinema alla Hochschule für Gestaltung nella stessa città. Nel 1999 si è trasferito a Berlino dove ha iniziato a lavorare in serie televisive molto popolari, scrive testi per cabaret e teatro. Dei cinquanta racconti tutti con personaggi differenti di cui è composto il libro da cui il film è nato, ha tratto i suoi tre eroi. Tutta la musica che si sente è stata scelta assieme al disk jockey del locale citato ma circa la metà è stata poi riveduta da un famoso arrangiatore. Si respira aria goliardica, ci si diverte ma, alla fine, rimane poco di quello che era la vera vita berlinese di quegli anni. Gli interpreti sono scelti molto bene e ci sono occasioni di riso, come dire un film con tutti i pregi ed i difetti di un’opera prima troppo amata dall’autore per essere realmente riuscita.
F.F.
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