21 Ottobre 2013
Sorprende il Belgio con un film dai toni surreali in concorso alla 58ma Seminci. In realtá Matterhorn del fiammingo Diederick Ebbinge, al suo primo lungometraggio a 44 anni, racconta una storia di solitudini e di ricerca di libertà interiore in una piccola comunitá calvinista. Racchiusa in ottantotto minuti, la vicenda di Fred, pensionato vedovo che ha cacciato di casa il figlio, mostra un personaggio metodico, osservante delle leggi e buon parrocchiano. L’incontro con Theo, un coetáneo sbandato che dopo un incidente si comporta come un bambino, cambia le sue abitudini. E accoglie in casa lo sconosciuto, quasi a voler riempire il vuoto lasciato dal figlio. Theo imita con molto talento e in maniera infantile i versi degli animali. Fred canta. Insieme si esibiscono ad alcune feste per bambini. La spontaneitá di Theo rompe i rigidi schemi della vita di Fred. La loro coabitazione, tuttavia, genera sospetti nei vicini. Quando Fred scopre che Theo è sposato, e che la moglie è contenta che abbia trovato un amico dopo l’incidente che lo vedeva protagonista di continue fughe, la nuova situazione spinge un compaesano che lo aveva criticato, a una sorprendente confessione. Non solo gliene voleva per aver sposato la donna che lui amava, ma era diventato aggressivo quando aveva accolto in caso Theo che già era suo amico. Al confine col teatro dell’assurdo, in una surrealtà che nasce dalla paranoia dei personaggi, René van’t Hof e Ton Kas interpretano in maniera originale Theo e Fred, protagonisti di un’avventura di libertá che è anche ricerca di affetti.
Ultimo film in concorso, l’argentino La reconstrucción (La ricostruzione) di Juan Taratuto, al suo quarto film dopo aver esordito nel 2003 con No sos vos, soy yo (Non siete voi, sono io). Tecnico di un impianto petrolífero, Eduardo deve trasferirsi alcuni giorni per lavoro a Ushuaia. Taciturno, l’abbigliamento trasandato e l’aspetto selvaggio, si incontra con un collega di vecchia data che lo invita in casa. Lui preferisce l’albergo, ma quando l’amico va in ospedale per un controllo, e non supera un’operazione che si è resa necessaria, diventa un punto di riferimento per la vedova e per le due figlie adolescenti. Interpretato da Diego Peretti, il film mostra un protagonista schivo e taciturno che giunto nell’estremo sud dell’Argentina vive un’esperienza che lo trasforma. Pensa di congedarsi dalla familia dopo il funerale, ma ritorna sui suoi passi. Accolto in famiglia, il suo apporto sará essenziale. In circa novanta minuti, Taratuto descrive il cambiamento che è soprattutto la ricostruzione interiore di un uomo con un trágico passato. Eduardo lo rivelerá alla vedova in un momento di crisi profonda della donna, per sottrarla allo scoramento. Girato nel culo del mondo, in una Ushaia ammantata di neve, il racconto scorre lieve svelando a poco a poco la natura di Eduardo, processo che assomiglia molto alla soluzione di un giallo.
R.F.
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