7mo Festival Internazionale del Film di Roma - Pagina 8

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7mo Festival Internazionale del Film di Roma
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eterno riporno proviniIl film della celebre regista ucraina Kira Muratova Vechnoe vozvraschenie (Eterno ritorno: provini), presentato in concorso al festival, non ha le pretese filosofiche de Il mito dell’eterno ritorno (Le Mythe de l'éternel retour, 1949) di Mircea Eliade (1907 –  1986), ma indaga con intelligenza e ironia sui comportamenti umani. Lo fa con maestria riuscendo anche a divertire il pubblico mostrando una serie di attori famosi che interpretano lo stesso dilemma. Un uomo sposato ha un’amante giovane, è completamente innamorato ma non se la sente di lasciare la moglie. Decide di chiedere consiglio a un’ex amica di scuola. Lei risponde che ci sono tre soluzioni. Lasciare lo moglie e dedicarsi alla ragazza. Lui risponde che non sarebbe morale lasciare la moglie. Allora, replica l’amica, lascia la ragazza e rinsalda il matrimonio. Come abbandonare la ragazza? In questo caso, suggerisce l’amica, lasciale tutte e due e costruisciti una nuova vita. La terza soluzione manda su tutte le furie l’uomo che se ne va sbattendo la porta. Chi si aspettasse lo svolgimento della storia o la sua soluzione rimarrebbe deluso. Non c’è soluzione. Si tratta di una situazione ricorrente nei rapporti sociali e la regista la ripropone continuamente cambiando ambienti, interpreti e comportamenti fino a raggiungere un parossismo che sfocia in una inaspettata allegria, perché nel suo ripetersi la scena assume toni sarcastici e i personaggi sfiorano il ridicolo. Il film dura 114 minuti e vanta attori, spesso a noi sconosciuti, ma di immenso talento: Oleg Tabakov, Alla Demidova, Renata Letvinova, Sergey Makovetsky, Georgy Deliev, Natalia Buzko e molti altri.
a_glimpse_inside_the_mind_of_charles_swanDopo Larry Clark, altri due film americani in concorso, ambedue di giovani registi. Il primo, figlio d’arte, è Roman Coppola, con A Glimpse Inside The Mind of Charles Swan III (Uno sguardo nella mente di Charles Swan III). Interpretato da Charlie Sheen, il film sembra attingere al mondo dei loro genitori e al glamour degli anni dei loro primi film. Protagonista, tuttavia, non è un cineasta, ma un grafico di successo, Charlie. Lasciato da Ivana, la sua compagna, non riesce a farsene una ragione, e con l’aiuto di alcuni amici tenta di riconquistarla percorrendo un lungo percorso che è anche un’autoanalisi. Lo fa in maniera brillante in ambienti di sogno della costa californiana, combinando continuamente pasticci perché il successo gli ha fatto saltare tutti i freni inibitori. Con la partecipazione di Bill Murray, Patricia Arquette, Jason Schwartzman e altri, il regista intraprende un viaggio di 86 minuti descrivendo le bravate di un personaggio stravagante in un universo sontuoso.
the-motel-lifeQuadri di desolazione, invece, sono quelli del film d’esordio dei fratelli Gabriel Polsky e Alan Polsky, in The Motel Life (Vita da Motel). Sono 95 minuti cupi sullo sfondo di paesaggi innevati, Reno e dintorni, del Nevada, ispirandosi al romanzo omonimo di Willy Vlautin pubblicato nel 2007. Due ragazzi sognatori, che inventano storie e disegnano fumetti, perdono precocemente la madre alla quale hanno promesso di non separarsi mai. Anche il padre esce presto di scena e si ritrovano soli. Nel tentativo di salire su un treno in corsa, uno dei due perde una gamba. Qualche anno dopo, però, è proprio lui a investire un bambino in bicicletta che muore sul colpo. Preso da sensi di colpa dà fuoco all’auto. Poi vorrebbe suicidarsi, ma non va oltre un colpo di pistola alla gamba minorata. Ossessionato dalla prospettiva di finire in galera, chiede al fratello di fargli cambiare città. Interpretato da Emile Hirsch, Dakota Fanning, Stephen Dorff, Kris Kristofferson il film si porge come uno di quelli che una volta venivano definiti edificanti. Infatti la triste e drammatica storia dei due fratelli pieni di sogni, che improvvisamente si ritrovano invischiati in una realtà che li soverchia e che li spaventa, si chiude con un atto di redenzione.
un-enfant-de-toiSecondo film francese in concorso, Un enfant de toi (Un bambino da te) del celebre e premiato regista Jacques Doillon. Si direbbe un film alla Eric Rohmer (1920 – 2010), ma non ha la stessa sensibilità, inoltre dura 143 minuti. Racconta di due genitori divorziati, Aya e Louis, che hanno una bambina di sette anni che vive con la madre e con il suo nuovo compagno. Tuttavia la donna frequenta spesso Louis facendo ingelosire il nuovo partner. Questi, allora, tenta di abbordare una studentessa fidanzata di Louis. La ragazza, però, motivata e disillusa, non gli concede spazi. Il film descrive nove incontri segreti organizzati da Aya per riaccendere l’antica passione e forse dare un fratellino alla loro bambina. Nella tradizione de Il gioco dell'amore e del caso (Le Jeu de l'amour et du hasard, 1729) e Il trionfo dell'amore (Le Triomphe de l'amour, 1732) del celebrato Marivaux (Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux, 1688 – 1763), il film disquisisce intorno all’amore, perduto ma recuperabile. Troppe, però, due ore e mezzo con dialoghi che a volte sembrano ripetersi, ma qualcuno propende per lunghe chiacchierate. Gli attori: Lou Doillon, Samuel Benchetrit, Malik Zidi, Marilyne Fontaine, Olga Milshtein.