51° Thessaloniki Film Festival 2010 - Pagina 4

Stampa
PDF
Indice
51° Thessaloniki Film Festival 2010
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Tutte le pagine

 

L'Enfance du Mal (L’infanzia del male) di Olivier Coussemacq ha al centro la figura della quindicenne Céline, decisa a vendicare l’ingiusta condanna inflitta alla madre che si è assunta la responsabilità dell'uccisione del marito che aveva molestato sessualmente la figlia. In realtà è stata la giovane a uccidere, ma l'adulta si è assunta ogni colpa per mettere al riparo la vita futura della giovane. La ragazza fugge dalla casa - famiglia in cui è rinchiusa, ritrova il giudice che ha condannato la madre, lo fa innamorare, distrugge la sua vita coniugale e lo ricatta sino a costringerlo a far rilasciare la reclusa, garante su moglie, attivista di un movimento per la difesa delle donne. Così raccontato il film appare un melodramma abbastanza vecchio stile e tale è, anche se lo salva la bella interpretazione della giovane Anaïs Demoustier che riesce dare al personaggio Della giovane marginale una sfumatura d'innocenza e ambiguità che rende la storia meno romanzesca e più' attuale.

Apnia (Apnea), film d'esordio del greco Ari Bafalouka, mette assieme elementi contrastanti. Ci sono paesaggi e immagini delle isole elleniche che ben figurerebbero in un dépliant turistico, ma sono inserite in una storia che, a sua volta, mescola elementi molto diversi come l'impegno ecologico e il dramma sulla maternità davanti alla prospettiva di partorire un figlio handicappato. Dimitri, un promettente campione di nuoto poco più che ventenne, s'innamora di Elsa, militante di Greenpeace e strenua attivista nella lotta per salvaguardare vita e habitat dei delfini. Tutto sembrerebbe andare per il meglio, tranne qualche ovvio screzio fra i due, quando la ragazza scompare misteriosamente dal campo ecologista organizzato su una piccola isola. Lui lascia la piscina per cercarla, ma non la troverà. In realtà la ragazza si è uccisa annegandosi quando ha saputo che il bimbo che portava in grembo era affetto da una grave malformazione. La mescolanza di elementi non congrui sbilancia notevolmente il film che naviga fra pretese di originalità nelle immagini e pochezza tematica.

Drammi personali anche nel canadese Jo pour Jonathan (Jo per Jonathan) che segna l'esordio di Maxime Giroux. Al centro del racconto ci sono due fratelli appassionati di corse clandestine di auto. Il minore vuole tentare la sorte da solo, ruba la macchina del fratello, ma perde e non e in grado di pagare la scommessa pattuita. I creditori si vendicano danneggiando l'auto, in risposta il fratello maggiore li sfida a sua vota, ma rimane sfigurato e menomato in un incidente. Immobile su un letto d’ospedale, chiede al minore di ucciderlo e questi lo butta dalla finestra. Il film e pieno d’incongruenze narrative, pesante nel racconto, melodrammatico e prevedibile negli sviluppi, poco interessante per i temi che propone. In poche parole è un'opera modesta e passabilmente noiosa.

Limbo della norvegese Maria Sodahl rimette in circolo temi tipici della cultura nordica: il senso di colpa, la fobia per il sesso, l'oppressione familiare. Il film e ambientato negli anni settanta e ha per sfondo il paradiso tropicale di Trinidad. Qui lavora un giovane ingegnere, padre di due figli, esperto in costruzioni petrolifere. Dopo qualche tempo di vita solitaria, si fa raggiungere dalla famiglia. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi, ma la moglie viene a sapere che ha avuto una relazione con una collega e n’è sconvolta. La storia procede fra cadute alcoliche, svelamenti d’infelicità covate sotto coltri perbeniste di questi uomini e donne pieni di denaro, ma poveri di veri sentimenti. Il suicidio di un'amica, moglie di un altro ingegnere petrolifero, riapre i giochi e, forse, le prospettive di vita. Il film vorrebbe affrontare grandi temi, ma lo fa in maniera del tutto banale, senza un reale approfondimento o un tratteggio approfondito dei caratteri dei personaggi. E' un testo prevedibile dalla prima all'ultima immagine, oltre che passabilmente noioso.

Microphone, esordio dietro la macchina da presa dell'egiziano Ahmad Abdalla, ci porta a esplorare il mondo dei gruppi musicali anticonformisti in quel d’Alessandria. Il pretesto, che tale di tratta, è quello della riscoperta della citta da parte di un giovane, appassionato di musica, che ritorna a casa dopo un lungo e deludente soggiorno all'estero. Puro pretesto, sì e detto, poiché la vicenda in sé non ha spessore e si trascina stancamente al solo scopo di dare modo a cantanti, rapper e musicisti di presentare i loro brani. E’ un documento forse interessante dal punto di vista della conoscenza della musica meno nota, ma è ben poco rilevante da un punto di vista cinematografico.