45mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 4

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45mo Karlovy Vary International Film Festival
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Tre tempi dopo la morte di Anna
Tre tempi dopo la morte di Anna

Lunedì 5 luglio – Quarto giorno.

Trois Temps Après la Mort d’Anna (Tre tempi dopo la morte di Anna) della canadese Catherine Martin racconta l’elaborazione del lutto da parte di una madre che ha perso la figlia, giovane violinista, uccisa da un maniaco. La donna si ritira in una casa di campagna, assediata dal gelido inverno e qui percorre tutte le tappe dalla disperazione, compreso il tentato suicidio, per poi riemergere alla vita anche grazie le cure di un vicino, un pittore che un tempo è stato il suo compagno e che non l’ha mai dimenticata. Il film ha un taglio intimista molto spinto al punto che rischia di far dimenticare le ragioni del dolore, mettendo in risalto solo l’arte mimetica dell’attrice, una straordinaria Guylaine Trmblay. In definitiva è un testo valido più per la precisione professionale che non per l’originalità del discorso. In particolare, è da dimenticare l’intrusione nella storia di alcuni fantasmi benevoli, da quello dell’uccisa, alla nonna e alla madre della protagonista.

 

3 stagioni all'inferno
3 stagioni all'inferno

 

3 Sez ny v Pekele (3 stagioni all’inferno) del praghese TomᚠMašin prende spunto dal libro autobiografico I primi dieci anni dello scrittore ceco Egon Bondy (Zbynêk Fišer - 1930 – 2007). Il periodo focalizzato è quello che va dalla fine della seconda guerra mondiale all’imposizione del regime realsocialista, dal 1945 al 1948. Il diciannovenne Ivan Heinz, figlio di un militare di carriera, sogna di diventare un poeta surrealista, assume atteggiamenti fortemente anticonformisti, coniugati con la partecipazione alla bella vita dell’alta borghesia praghese. Diventa l’amante di una donna dai voraci appetiti sessualmente promiscui. Quando il fronte egemonizzato dal Partito Comunista s’impadronisce del potere, i sogni naufragano uno a uno e Ivan, arrestato mentre tenta di rientrare in Cecoslovacchia dopo un primo espatrio in Austria, sperimenta sulla sua pelle la durezza del nuovo regime. Finirà col fingersi pazzo per evitare il plotone d’esecuzione e passerà in manicomio non pochi anni. Il film è solido, ben costruito, generico quanto solitamente ci si aspetta da un biopic, ma tutt’altro che spiacevole. Ottima l’interpretazione, volutamente sopra le righe, quella del giovane Kryštof Hádek. Nel complesso è un testo di ottima fattura intriso di autentico dolore e voglia di vivere.