Dopo un anno, è arrivato il momento della riapertura di teatri e cinema e noi riprendiamo le nostre recensioni. Il Teatro di Genova, encomiabile per organizzazione anti - covin, ha aperto le porte con Grounded dell'americano George Brant e la regia del nuovo direttore dello Stabile Davide Livermore. Nella sostanza è un lungo monologo recitato da una pilota dell'aeronautica americana destinata, dopo essersi sposata e aver partorito, a non volare, ma a guidare dei droni da un prefabbricato alloggiato nel deserto del Nevada: per i suoi superiori è un modo come un altro per combattere i nemici degli Stati Uniti, ma per lei è una profonda umiliazione non affrontare faccia a faccia i soldati di altri paesi.
Superati i primi momenti d'imbarazzo anche lei accetta di uccidere uomini, donne e bambini visti come vittime collaterali di atti che mirano a rendere sempre più forte il potere militare americano. Bisogna dire subito che questa idea dello scontro non privo di momenti leali è piuttosto imbarazzante, ma che, mamo a mano che il testo si sviluppa, diventa una forte condanna a una guerra moderna in cui la morte è decretata da militari anonimi e, spesso, distanti migliaia di chilometri dal teatro di combattimento. Da questo punto di vista il testo diventa un forte atto d'accusa nei confronti di chi usa la tecnologia per commettere i peggiori crimini, forte del peso del denaro e di quello della modernità. In ciò lo spettacolo diretto da Livermore è un testo di grande significato e di molto valore, un'opera da considerare positivamente soprattutto come denuncia della tendenza, sempre più imperante, a uccidere esseri umani senza dar loro alcuna possibilità di difendersi. La scenografia è essenziale, molto moderna basata su una piattaforma che sale, scende, s’inclina e su cui la bravissima attrice Linda Gennari si muove dimostrando, oltre che alte capacità recitative, anche una non trascurabile abilità ginnica.