Rafael Spregelburd è un autore e attore argentino a cui si deve Lucido, il testo teatrale pluripremiato e che ora Jurij Ferrini, fedele all’impostazione di fondo del progetto U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale), ha messo in scena e interpretato.
Una proposta in cui riecheggiano quelle voci di teatro dell’assurdo care a buana parte dello spettacolo latino-americano. Lo spettacolo già presentato dal Teatro della Tosse nell'aprile 2014 racconta di Lucrezia che torna a casa dopo quindici anni di assenza, sembra, per reclamare il rene che, da bambina, ha prestato al fratello minore Luca. Ora pare che il marito della donna sia ricoverato in un ospedale e, restituendo quel rene, Luca gli salverebbe la vita perdendo la sua. Tutto questo sembra sino al momento, nel finale, in cui la regia ci rivela di essersi inventata ogni cosa: il personaggio che ha dato vita al supposto cameriere svela di essere il marito di Tetè (prima dato per fuggito in Patagonia con un’altra donna) e i due fratelli si riconciliano. A questo punto emerge per intero l’atmosfera surreale del testo, sino a questo punto presentato come realistico. Ora il lato fantastico perde forza e ciò che abbiamo visto prima si potrebbe anche presentarsi come un sogno che oscura la realtà, una fantasia nata da una vita grigia e miserevole non tanto di beni materiali, quanto di soddisfazioni morali. Il regista appare legittimare questa lettura con un finale in cui il cameriere-marito riaggancia lo spazio realistico. Eccezionale l’interpretazione di Agnese Mercati che, da sola, vale tutto lo spettacolo.