Nella penombra una camera da letto di un hotel non certo lussuoso: si intravvede un uomo che reagisce in maniera violenta al rumore proveniente da un mobiletto: lo apre e spara alla persona che era lì dentro rannicchiata. Si ha la sensazione che possa essere morta, ma così non è. Questo è l’inizio di Una mano mozzata a Spokane nella traduzione e adattamento del regista genovese Carlo Sciaccaluga. Primo testo scritto dal drammaturgo britannico Martin McDonagh ad essere ambiento negli Stati Uniti, al suo debutto a Broadway nel 2010 ha ottenuto buon successo di pubblico e contrastanti giudizi della critica. Commedia noir in cui spesso il timbro preferito è quello dell’esagerazione, si ride e si attende con un certo piacere quale sarà lo sviluppo della vicenda, quali le piccole e grandi trovate per trasformare una vicenda descrivibile in poche righe in una commedia da 80 minuti. Ruota tutto attorno ad un sicario di mezza età che ha segregato nella sua camera una coppia di fidanzati colpevoli di avere tentato di vendergli una mano rubata in un museo spacciandola come quella che lui sta cercando da quando era stata troncata di netto 27 anni prima a causa di montanari che lo avevano tenuto fermo mentre un treno merci gli tranciava di netto l’arto. Premesse rese ancora più grottesche dalla presenza di un addetto alla reception ex galeotto con problemi caratteriali e dalla madre dell’assassino che non risponde al telefono preoccupando l’affezionato figlio; quando ritelefona chiede della salute del suo ‘bambino’, apprensiva come tante mamme, nonostante sia caduta da un albero fratturandosi i piedi. La bravura dell’autore sta soprattutto nella creazione di gag irresistibili, alcune delle quali particolarmente macabre perché legate ad una pletora di mani mozzate. Si ride con un testo politicamente scorretto in cui l’ilarità viene alimentata da situazioni formalmente drammatiche, in cui i fidanzatini sono ammanettati sempre ad un calorifero, in cui il killer minaccia di fare esplodere tutto (ha anche una tanica piena di benzina). Ma c’è sempre una certa malinconia, tutti i personaggi sono degli emarginati, persone che probabilmente vorrebbero avere una chance per cambiare la propria esistenza.
E’ la prima trasposizione del testo che sia stata fatta in Italia ed è prodotta da una molto attiva realtà del Trentino, ariaTeatro, che tra l’altro gestisce il Teatro Comunale di Pergine e il Teatro di Meano. Nella compagnia tre attori ‘nati’ allo Stabile di Genova e Sciaccaluga: una collaborazione che, come dimostra Una mano mozzata a Spokane, finora ha dato ottimi risultati. Il killer è interpretato da Denis Fontanari, uno dei fondatori della compagnia. Andreapietro Anselmi è Mervyn, l’addetto alla reception che rischia più di una volta di trasformare per la sua goffaggine ogni cosa in tragedia. Maurizio Bousso è il piccolo spacciatore di droga che cerca un guadagno facile vendendo una mano rubata in una bacheca spacciandola per quella cercata dal malvivente. Alice Arcuri, davvero brava, è la fidanzata del ragazzo: svampita, imbranata, dice quello che non dovrebbe ma, alla fine, si dimostra più equilibrata di tutti gli altri.