Con Adesso Odessa – La citta schifosa Moni Ovadia (1946) ritorna alle origini, a quegli inizi in cui i suoi spettacoli erano segnati da una proficua miscela di musica, ironia e cultura ebraica. Dopo questa fase c’è stata quella delle produzioni economicamente di maggior peso, quelle in cui era accompagnato dalla TheaterOrchestra, e che misero in scena spettacoli in yiddish (Oylem Goylem, 1998) e produzioni di ampio respiro come Tevjie und mir (Tevjie ed io, 2000).
La proposta odierna esalta con coerenza il legane che segna la produzione di questo teatrante, anche se l’asciuga riducendo il numero dei partecipanti oltre il cantante - narratore (due violinisti e un pianista). Ne nasce uno spettacolo essenziale anche se a tratti rapsodico nel senso che i diversi interventi, ad esempio quelli del violinista – coautore Pavel Vernikov, non si integrano perfettamente con i racconti di Moni Ovadia. Il filo rosso che percorre l’intero discorso ruota attorno alla città ucraina di Odessa, un paese oggi percorso da un conflitto che rischia di trasformarsi in guerra civile. Il tutto sulla falsariga di Storie di Odessa scritte da Isaak Ėmmanuilovič Babel' (1894 - 1940) tra il 1923 e il 1932 che focalizzo un passato è segnato dalla presenza di una numerosa comunità ebraica che ebbe un ruolo di primo piano sia nella malavita locale, sia nel conflitto che seguì alla Rivoluzione d’Ottobre (1917) opponendo bolscevichi a bianchi filo zaristi. L’interprete e coautore non tralascia di insaporire l’intero discorso di feroce autoironia nel confronti del suo stesso popolo, del resto è noto che gli ebrei sono i maggiori inventori di storielle che mettono in berlina i loro difetti. In questo diventa emblematica la storia dei due che s’incontrano a distanza di anni e l’uno chiede all’altro quale sia il segreto che sta dietro il suo perfetto stato di salute e si sente rispondere: sto scrivendo la mia autobiografia e rinvangare il passato mi fa particolarmente bene. Controreplica, scusa sei già arrivato al momento in cui ti ho prestato cinquecento rubli che non mi hai mai restituito?