Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry (1900 – 1944) è senza dubbio una delle opere letterarie più celebri del secolo scorso. Composto nei primi anni Quaranta durante un soggiorno a Long Island, New York, venne pubblicato inizialmente in inglese e poi in francese nel 1943, con immenso successo commerciale. Al centro del libro, improbabile e paradossale come ogni favola che si rispetti, vi era l’incontro nel Sahara tra un aviatore in panne (alter ego dell’autore, già pilota della compagnia Aéropostale e spericolato ufficiale d’aeronautica) e Piccolo Principe, sovrano dell’asteroide B612, giunto sulla Terra in cerca di una pecora in grado di eliminare i baobab che infestavano il suo regno minacciando la Rosa da lui amata e curata.
Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco, compagni di scena e di vita, hanno deciso di portare a teatro la storia sotto forma di recital, leggendo cioè le parti più significative del testo senza l’ausilio (o l’ingombro, a seconda dei punti di vista) di apparati scenografici elaborati o di partiture registiche d’effetto. Centrale, nello spettacolo, è la parola, materiale d’affabulazione da rendere in tutte le sfumature possibili all’interno però di una dimensione teatrale volutamente statica e compressa (come accadeva in parte nei monologhi interpretati dall’attore per la regia di Giuseppe Bertolucci, Na specie de cadavere lunghissimo e L’ingegner Gadda va alla guerra). La distribuzione dei ruoli, proprio per questo motivo, rispecchia le peculiarità fisiche e recitative dei due ideatori del progetto. A lei è affidato il personaggio principale, proposto come una figura biancovestita dalla natura sessuale incerta, seduta su un’altalena a narrare le proprie fantasiose peripezie con voce sinuosa e femminile. A lui, invece, nel ricreare gesti e voci dell’aviatore e dell’intera galleria di figure allegoriche evocate da Piccolo Principe, è concessa l’occasione ideale per dare libero sfogo alle sue ormai riconosciute doti di istrione. Ne deriva un duetto di bravura tecnicamente ineccepibile, sorta di ritmatissimo ping-pong attraverso cui il complesso gioco di simbolismi del libro - che permetteva di affrontare con leggerezza e umorismo lunare questioni di enorme portata come il senso della vita, l’amore e gli assurdi meccanismi mentali degli adulti - riesce a farsi spazio, suono e tensione nel vuoto di un palco spoglio. Complessivamente, un ottimo servizio alla scrittura di de Saint-Exupéry.