“Aspromonte la terra degli ultimi” di Mimmo Calopresti, tratto dall'opera letteraria di Pietro Criaco “Via dall'Aspromonte” è un bel film. Racconta la storia vera delle condizioni disperate, in cui erano costretti a vivere gli abitanti di Africo, paesino incastonato tra le montagne, luogo geografico e luogo dell’anima, dove ancora agli inizi degli anni ’60 non c’è la luce elettrica né la strada, né un medico per curare la gente. Il regista avvia un’operazione coraggiosa: raccontare gli ultimi, la loro condizione tramutandoli in eroi, capaci di prendere in mano il loro destino e compiere una piccola rivoluzione, costruire finalmente la strada che colleghi il paese alla marina. Attraverso i personaggi simbolo che animano la storia, come Ciccio ( Marcello Fonte, il poeta di Africo, che è l’unico che sa leggere e scrivere9 e disegna con la mano e la penna traiettorie impossibili nel cielo, la maestra (Valeria Bruni Tedeschi) il brigante Don Totò (Sergio Rubini), che spadroneggia sul territorio, va in scena l’eterno conflitto tra bene e male, tra nord e sud, tra città e campagna, tra ricchi e poveri e dove una banale strada si trasforma nel sogno di conquista della libertà.
Un buon lavoro, visivamente forte ed efficace, da guardare con attenzione, perché in fondo racconta di “noi”, delle nostre radici comuni, di cosa, solo un secolo fa, poteva essere il nostro meridione, i cui mali profondi e atavici, si ripropongono nel tempo e in tutti i luoghi ai margini del mondo di oggi.