Edward Norton ha diretto, scritto, prodotto ed è interprete principale di Motherless Brooklyn – I Segreti di una città. L’avventura per la trasposizione di questa storia per il grande schermo è iniziata nel 1999, quando Norton ha letto il romanzo di Jonathan Lethem col suo personaggio principale dotato di particolari caratteristiche diverse da tutti gli ‘eroi’ del filone criminal story. Ambientato non negli anni ’90 ma negli anni ’50 per conferire un’atmosfera particolare al dramma, sviluppandolo in un’epoca di grandi cambiamenti a New York ma dove esisteva ancora una malavita dal volto quasi umano, sulla carta funzionava. Inizialmente Norton era incerto se dirigere o no la pellicola; il progetto aveva preso finalmente l’avvio nel febbraio 2014. Le riprese erano iniziate nel febbraio 2018 a New York e terminate a dicembre 2018 con delle riprese aggiuntive: questo ritardo era dovuto anche ad un blocco nel marzo 2018 a causa di un incendio scoppiato nella cantina dell'edificio dove si stavano svolgendo le riprese ed in cui morì anche un pompiere. Nelle visioni di rodaggio il film non aveva entusiasmato e l’onnipresente Norton aveva messo più volte mano sul girato investendo ulteriore denaro. Questa sfortunata produzione è un noir che consegna alla letteratura ed ora al cinema un personaggio esploratore dei bassifondi di New York che con la stessa caotica determinazione affronta il labirinto della propria mente.
La musica gioca un ruolo importante nell’impostazione del tono e dell’ambientazione, cercando assieme alle scenografie di fornire credibilità e vigore a quanto narrato. Costato 26 milioni di dollari in gran parte coperti dall’attore con la sua casa di produzione Class 5 Films, è partito in sordina forse perché, in primis, non sempre si è attirati da un film che dura quasi due ore e mezzo. La visione crea momenti di interesse alternati ad altri di noia e di scarsa credibilità. Seconda volta dietro la macchina da presa – opera prima il mediocre Tentazioni d'amore (Keeping the Faith, 2000) – il cinquantenne di Boston ha voluto fare tutto da solo ed il risultato finale non lo ha ripagato del suo impegno. Soprattutto la prova d’attore è discutibile, con la sindrome di Tourette resa in maniera poco convincente, raccontata quasi unicamente nei momenti di crisi con scatti subitanei e suoni gutturali. Lionel Essrog, per tutti Testadipazzo, ha la tendenza a cacciarsi nei guai: la malattia neurologica lo rende un ribelle dalle frasi sconnesse, violento e pieno di imprevedibili tic. Senza genitori e senza pace, la sua esistenza è colorata da urla e pugni sferrati all'improvviso. La sua salvezza viene da detective privato vicino alla mafia di Brooklyn, che lo tira fuori dall'orfanotrofio e lo trasforma nel suo tirapiedi. Quando il malavitoso viene pugnalato, Testadipazzo si mette sulle tracce dell'assassino per difendere il suo fragile mondo, ingabbiato dalla malattia ma assetato di giustizia.
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