Non fosse per la bravura dei vari interpreti, che si fanno in mille per dare credibilità a quanto detto e visibilità a quanto viene proposto, verrebbe la tentazione di andare via prima della fine. Non perché sia un pessimo film – anzi, è girato con professionalità – ma per l’incapacità del regista di manovrare una sceneggiatura che porta la sua firma ma che lui non sa rendere propria.
105 minuti pieni di situazioni familiari spesso appena accennate, ma che dovrebbero divenire la spina dorsale del film, personaggi che si intersecano a tratti in maniera quasi isterica non permettendo di capire cosa facciano. Il nucleo principale della famiglia sono i genitori che festeggiano i 50 anni di matrimonio e i loro tre figli. Poi ci sono mogli che confessano tradimenti, ex che forse sono migliori delle nuove compagne dei mariti, un cugino fallito e irriso, l’Alzheimer che rischia di fare fallire un matrimonio consolidato. Il caos, che parte dallo script, travolge tutto e tutti innescando una certa difficoltà nel seguire le evoluzioni di quanto accade, Sono un paio di giorni che costringono parenti, con un’ampia autonomia di sorrisi e d’ipocrisia, ad affrontare in poche ore se stessi e gli altri senza potersi nascondere dietro discorsi che nulla dicono ma che, nello stesso tempo, non creano problemi. Gabriele Muccino ha creato il suo successo attraverso un paio di commedie uscite al momento giusto, che lo hanno consacrato grande del cinema italiano, addirittura chiamato da Will Smith alla Corte di Hollywood. Ma L'ultimo bacio (2001) e Baciami ancora (2010) non erano capolavori, solo discrete commedie – la seconda mediocre – che lo hanno aiutato nel ottenere la regia di un paio di buoni film interpretati dall’attore americano - La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness, 2006) e Sette anime (Seven Pound, 2008) – a cui hanno fatto seguito titoli poco interessanti. Con un cast assolutamente di qualità e con alcuni attori (ad esempio Stefano Accorsi e Pierfrancesco Favino) anche amici, il cinquantenne romano non è riuscito a creare quello che, forse, pensava potesse essere il suo trionfale rientro in Italia. Sabrina Impacciatore, qui moglie fedele che non conosce a fondo il marito, ha collaborato alla sceneggiatura: ma anche la sua bravura ed ironia poco è servita per migliorare il livello di gradimento della proposta. Tra tutti gli interpreti, un bravo in più va al festeggiato Ivano Marescotti per la capacità di vivere dall’interno del personaggio. Stesso discorso per Gianmarco Tognazzi che ha saputo rendere con grande drammaticità il suo clown fallito, disposto a tutto pur di avere una possibilità per riprendere in mano la propria vita. Una grande famiglia si ritrova a festeggiare le Nozze d'Oro di una coppia felice che ha saputo rincorrere il benessere con grandi sforzi – hanno creato un ristorante di successo – e che ha smesso al momento giusto trasferendosi sull'isola in cui hanno comprato una splendida villa. Un'improvvisa mareggiata blocca l'arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro di tutti gli invitati, previsto in serata, costringendoli a restare sull'isola e fare i conti con loro stessi, il proprio passato, gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.
