Film particolarmente discontinuo che unisce buone idee con situazioni fin troppo sfruttate, effetti limitati al minimo con una regia troppo lineare, una certa eleganza con assoluta mancanza del gradiente paura. Il tema è quello dei cellulari e della loro pericolosità come mezzo di violazione della privacy, inserimento di spiriti (o cattivi in genere) dentro la tranquilla vita di utenti ignari che pensano unicamente di poterli utilizzare per telefonare o chattare.
Su questi argomenti ci sono stati molti titoli. Tra le ragioni di questa scelta la possibilità di sviluppare storie da incubo con pochi mezzi. Il bruttissimo Chiamata senza risposta (One Missed Call, 2008) di Eric Valette che è stato uno dei precursori, anche fin troppi sono quelli che hanno proseguito su questa strada. Meglio il nipponico The Call - Non rispondere (Chakushin ari, 2003) di Takashi Miike tratto da un romanzo di successo scritto da Yasushi Akimoto che ha ispirato molti altri titoli più una fortunata serie televisiva. La paura che qualcuno o qualcosa possa trasformare le persone in esseri senza volontà può essere letto anche come corretto timore di essere condizionati da questo mondo virtuale in cui diviene molto difficile scindere la realtà da ogni altra cosa e che permette di superare il conscio per penetrare direttamente nell’inconscio. I mezzi di dialogo attuali nell’horror hanno sostituito le sedute spiritiche ma ne hanno mantenuto quel senso di paura per l’ignoto. Unfriended (2014) racconta di sei ragazzi che ricevono su Skype un messaggio da una loro amica che è morta suicida un anno prima, Friend Request - La morte ha il tuo profilo (Friend Request, 2016) parla di una ragazza molto popolare su Facebook che accetta l’amicizia di una sconosciuta. The Vang Brothers, i giovani registi di origine indonesiana che hanno scritto anche la sceneggiatura, conoscono molto bene questi titoli e, probabilmente, le altre decine realizzate in questi anni. Loro pensano ad una piccola novità, ad una APP che assorba tutte le informazioni presenti sul cellulare (questo accade anche per applicazioni che noi accettiamo forse con un po’ di incoscienza) e diventi padrona della vita (e della morte) di chi incautamente l’ha accettata. Non mancano i clown dalla risata terrificante, le ragazze un po’ allegre, le amiche del cuore, l’asiatico, le gelosie, il tutto all’interno della vita di 5 personaggi. Le intenzioni erano più che buone, ed alcune delle idee riescono a travalicare una certa noia per il già visto. Il distacco tra scuola e studenti, il rapporto poco gratificante coi genitori, l’esigenza delle chat e dei social in generale, il razzismo tutto questo ogni tanto ottiene un giusto spazio. È un film a suo modo intelligente, capace di far pensare, con interpreti a cui, per fortuna, si chiedono poche urla (ma la dirompente colonna sonora a tratti è esasperante). Gradevole lo scambio di battute tra la protagonista ed il ragazzo di colore: lei dice che le sembra di essere sul set di un brutto film horror e lui risponde che, invece, è buono perché qui il negro non è morto nei primi minuti. Una ragazza molto amata di colpo cambia modo di vivere e, in breve tempo, muore misteriosamente. Dal suo cellulare partono chiamate ai suoi migliori amici per invitare a scaricare una nuova App. Un po’ per curiosità di cosa poteva proporre la ragazza, ma anche per l’abitudine di accettare ogni nuova proposta social, in cinque la caricano. Ben presto si accorgono che è un killer terrificante che riesce ad eliminare parte di loro fino a quando due non riescono a sconfiggerlo, anche se per poco.
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