Jackie del cileno Pablo Larraín ricostruisce i quattro giorni che separano l'omicidio del presidente JFK (1917 – 1963) dal suo funerale lo fa attraverso un’intervista concessa dall’ ormai ex First Lady a Theodore H. White, giornalista politico di Life.
Dal dialogo emerge lo scontro fra la vedova e lo staff di Lyndon Johnson (1908 – 1973), vice di John Fitzgerald Kennedy e ora suo successore. Lei pretende cocciutamente che i funerali siano degni della fama e grandezza del marito, mentre il nuovo capo della Casa Bianca spinge, attraverso i suoi collaboratori, affinché la sua leadership si affermi il più presto possibile. È un film biografico interessante più per il gioco degli attori che per le vicende che racconta. A questo proposito bisogna ricordare che il personaggio della vedova è interpretata in modo magistrale da Natalie Portman. Considerato per ciò che vale questo elemento, si deve anche dire che il film delude non poco rinchiudendo l’intera storia all’interno di una grande ricostruzione storica in cui mancano quasi del tutto le vere ragioni che segnarono il dramma della presidenza Kennedy e che qui sono solo sommariamente accennate in alcune battute messe in bocca al fratello Robert (1925 – 1968), anche lui vittima, alcuni anni dopo, di un omicidio non meno misterioso mentre si apprestava a correre per la Presidenza degli Stati Uniti. In altre parole un buon film commerciale che non mette realmente in discussione nessuna delle cose che già conosciamo e che ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura alla Mostra di Venezia 2015, riconoscimento andato a Noah Oppenheim.