Stefano Massini scrisse il copione di 7 minuti ispirandosi da un fatto di cronaca che ha visto protagoniste le operaie di una fabbrica tessile francese di Yssingeaux, nell’Alta Loira. La versione teatrale ebbe, alla fine del 2014, come regista Alessandro Gassmann che guidò un gruppo di attrici di cui sono Ottavia Piccolo è rimasta, con lo stesso ruolo, nella versione cinematografica diretta da Michele Placido.
La scenografia è quella dello spazio in cui si riunisce il consiglio di fabbrica dell’azienda, anche se nella versione filmica sono stati aggiunte alcune uscite in direzione della sala i cui si svolgono le trattative fra vecchi e nuovi padroni o fra le maestranze che sostano davanti ai cancelli in attesa dell’esito della trattativa. La storia è stata trasferita dalla Francia all’Italia con le undici rappresentanti dei lavoratori che devono esprimersi sulla proposta dei nuovi proprietari di tagliare di sette minuti la pausa pranzo giornaliera. In cambio non ci saranno né licenziamenti né cassa integrazione. Sembra una richiesta da nulla e, infatti, quando la portavoce la rende nota, tutte le altre sono pronte a dire sì, persino con entusiasmo, vista la paura che avevano di rimanere senza lavoro. Tutto si chiuderebbe rapidamente se la stessa anziana sindacalista non avanzasse dubbi sulla reale portata della richiesta per loro e per l’intera classe operaia. In questo modo una decisione che sembrava liquidabile in breve tempo, scatena una discussione che si protrae sino a notte. Il risultato sarà cinque a favore e altrettante contro, con la parola che passa all’undicesima operaia sulla cui incertezza si chiudeva il sipario, mentre sullo schermo la giovane lavoratrice opta per il No, schierandosi con le colleghe che avevano subito colto la pericolosità insita nella proposta. Il modello è La parola ai giurati (Twelve Angry Men, 1954) di Reginald Rose (1920 – 2002), nato originariamente come testo televisivo, diretto al cinema da Sidney Lumet e di cui lo stesso Alessandro Gassmann aveva curato una bella regia per il palcoscenico nel 2008. Il film vi aggiunge di una sensibilità sociale che si lega e svela la falsa insignificanza di tante, progressive richieste di cedimento che portano alla distruzione di un apparato di protezione del lavoro edificato in anni di dure lotte. E’ un film molto parlato e di taglio nettamente teatrale che, se non aggiunge nulla alle modalità del racconto filmico, offre un contributo importante alle tematiche che attraversano il mondo del lavoro.