It - Capitolo due

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It - Capitolo due

Anche questa seconda parte del film basato sul omonimo romanzo di Stephen King è diretto da Andres Muschietti. Del libro prende soprattutto le atmosfere horror, non disdegnando di inserirle all’interno di una commedia spesso divertente con protagonisti una banda di nerd bene assortita, capace di trovare coesione e grande coraggio nel momento in cui il perfido clown vorrebbe uccidere anche alcuni di loro. Qui li vediamo ragazzini e 27 anni dopo quando si rincontrano nella cittadina dove sono nati e cresciuti. E’ un prodotto furbo ma che piace, non entusiasma ma soddisfa una grande fascia di spettatori che qui trovano un concentrato di generi ottimamente amalgamati tra loro, in più con una sceneggiatura che non perde un colpo, in grado di utilizzare ogni occasione per creare un piccolo evento narrativo. Difficile pensare ad un film di 167 minuti così pieno di ritmo, di trovate, di buone battute, di un cast particolarmente ben curato, di personaggi che rimangono facilmente nella memoria. 

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Mio fratello rincorre i dinosauri

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Mio fratello rincorre i dinosauri

Opera prima del talentuoso Stefano Cipani, è basato sul bel romanzo di formazione scritto da Giacomo Mazzariol che racconta la sua esperienza, a soli cinque anni con due sorelle che spadroneggiano in casa, che desidera un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Il dramma di scoprire che il figlio in arrivo è soggetto alla Sindrome di Down trova impreparati i genitori che non avevano fatto nessun controllo nel corso della maternità, il peso di accettare prima loro e poi tutta la famiglia questa realtà che condizionerà per sempre la loro esistenza ‘normale’. E’ una storia raccontata (e probabilmente vissuta nella realtà) con grande serenità, accettando questa diversità come un qualcosa che può arricchire tutti. Quando una sera i genitori gli annunciano che avrà il desiderato fratello e che è speciale, lui è felicissimo pensando che abbia superpoteri, un supereroe venuto, forse, da un altro pianeta. Il vero protagonista della storia è questo happy brother che seguiamo in tutta la sua vita, quantomeno fino all’Università; lo si vede dapprima entusiasta, poi preoccupato quando capisce cosa voglia dire Down, per divenire undicenne che soffre di quella diversità sino a giungere al Liceo dove dirà, per paura di essere preso in giro, che quel fratello è morto. Bello come viene raccontato il suo primo rapporto con una coetanea (ha scelto indirizzo liceale ‘impossibile’ in scuola a 40 chilometri da casa pur di seguire i suoi sentimenti), scoprendo un microcosmo che neppure la vicinanza con le sorelle lo aveva portato a conoscere o immaginare. Una puntata verso il mondo dei social network con la scoperta che il fratello down ha imparato a fare video che vengono proposti su youtube; qui c’è il suo terrore che si scopra quel suo mondo che lui negava. 

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Effetto Domino

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Effetto Domino

Questa commedia con risvolti sociali e di dramma è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Romolo Bugaro; secondo lungometraggio di fiction del documentarista Alessandro Rossetto dopo Piccola patria (2013) - in cui raccontava di due ragazze che vivono in un piccolo paese di provincia, una vivace e trasgressiva Luisa che ha relazione con ragazzo albanese, l’altra più debole e bisognosa d'amore, ma anche arrabbiata e in cerca di vendetta – era atteso con interesse. In quella occasione il regista era stato all’altezza del compito, come quando aveva codiretto con bravura L'Orchestra di Piazza Vittorio: I diari del Ritorno (2007). Buone le aspettative, deluse da un film poco credibile, con scene inutili (i nudi integrali del protagonista, l’ipertatuato Diego Ribon, e della figlia nel finale) ed altre non girate creando scompensi nella costruzione narrativa. Il taglio vorrebbe essere quasi documentaristico, ma le intenzioni non hanno riscontro in quanto si vede. L’inizio della (dis)avventura è la chiusura del credito di una banca che produce un effetto domino senza fine, travolgendo le esistenze di tutti. Grandi costruttori, piccoli imprenditori, camionisti, le loro tranquille e serene famiglie: una valanga che inizia a rotolare travolgendo tutto a causa della miopia di uomini ossessionati dal lavoro, dal denaro e dal potere. Qui l’espressione bancaria segnalazione a sofferenza può essere letta per molti come una metafora perfetta della loro esistenza.

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Blinded by the Light - Travolto dalla musica

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Blinded by the Light - Travolto dalla musica

Tratto da un libro di buon successo, il film della inglese di origini keniote Gurinder Chadha dovrebbe essere un inno al coraggio, all’amicizia, alla speranza ma anche una dura presa di posizione con lo scontro tra generazioni in una famiglia tradizionale pakistana; purtroppo, in pochi minuti si trasforma in melodramma peggiorato da un numero incredibile di testi e musiche scritte dal Boss, citato come Luce Divina. Racconta di Javed, adolescente britannico figlio di emigranti, che vive a Luton. Siamo nel 1987 nel momento in cui i tumulti razziali e la grave situazione economica rendono impossibile la convivenza tra le varie etnie. Per sopravvivere a questa situazione, scrive poesie deriso da tutti e osteggiato dall’inflessibilità tradizionalista di suo padre. Ma quando un suo compagno di classe pure lui pakistano gli fa conoscere la musica del Boss, scopre molti punti di contatto con la sua vita da classe operaia. Una sua illuminata insegnante capisce le sue potenzialità e lo porta a divenire importante scrittore. Ispirato ad una storia vera, è basato sulle memorie di Sarfraz Manzoor Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock’N’Roll riviste tramite la sceneggiatura di Manzoor, Chadha e Paul Mayeda Berges. 

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Il Re Leone

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Il Re Leone

Non occorre essere indovini per prevedere un successo fuori dalla norma per questa produzione Disney in cui la sceneggiatura è costruita per piacere, dove i vari personaggi sono realizzati pensando ai gadget, in cui il pubblico ideale è quello sotto gli 8 anni (con generosi nonni che riescono a spendere decine di euro per peluche e pop corn), dove tutto è risaputo e questa prevedibilità riesce a rasserenare il pubblico senza creare timori per i loro eroi: tutti rimangono in vita e solo il cattivissimo zio di Simba farà una brutta fine con applausi dei giovanissimi nella scena finale. Da questo a pensare che in 45 giorni riuscisse a incassare un miliardo e mezzo di dollari ce ne corre. Accettando questo remake, Jon Favreau è diventato il primo autore a firmare due produzioni dal vivo di classici Disney, avendo già realizzato Il libro della giungla (The Jungle Book, 2016) film con cui questo condivide parte della tecnologia usata per far recitare in modo convincente animali parlanti: ma in quella occasione aveva incassato ‘solo’ un milione di dollari in tutto. Favreau ha monetizzato la sua esperienza quale regista dei primi due Iron Man e ha acquisito uno stile riconoscibile nella costruzioni delle scene d’azione. Nell’universo Disney esistono due tipi di produzioni, continuo studio di nuove proposte e il remake ormai basati sul live action. Il successo è assicurato, i bambini di oggi non smettono di sognare e quelli di una volta si commuovono. Ma il cinema, i contenuti, le emozioni traggono beneficio da questo modo di girare? Nel caso de Il Re Leone la tecnica ha fatto enormi passi avanti sostituendo al live action il cosiddetto photo real. Le immagini girate dal vivo si intersecano con quelle create al computer, con un effetto davvero molto bello. Ma la macchina realizzativa non riesce (o, forse, non vuole) creare emozioni vere relegando lo spettatore a distaccato voyeur di quanto accade sullo schermo senza mai essere davvero coinvolto emotivamente.

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La rivincita delle sfigate

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La rivincita delle sfigate

Lo spunto iniziale della storia è quanto di più banale si possa immaginare: due amiche del cuore, secchione e senza rapporti (neppure fisici)  con gli altri studenti decidono di ovviare a questo inconveniente la notte prima della consegna dei diplomi provando tutto quello a cui sentono di avere rinunciato nei quattro anni della high school

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Il Signor Diavolo

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Il Signor Diavolo

Con Il Signor Diavolo Pupi Avati ritorna a uno dei temi che più lo interessano, quello del mistero. Gli altri sono la musica Jazz e la cronaca emiliana. In questo caso fa riemergere alla sua predilezione per i riti misteriosi con la storia di un funzionario ministeriale inviato nella campagna veneta con il compito di impedire che un’inchiesta sulla morte di un ragazzo, ucciso da un coetaneo, danneggi la Democrazia Cristiana e Chiesa cattolica coinvolgendo religiosi e lettori – sostenitori del partito. 

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Diamantino - il calciatore più forte del mondo

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Diamantino - il calciatore più forte del mondo

Film coraggioso, divertente ma anche impegnato, nasce dalla prima collaborazione tra lo statunitense della Nord Carolina Gabriel Abrantes e il canadese Daniel Schmidt, musicista che ha studiato varie forme di meditazione prima di realizzare il film, tra cui le tradizioni del buddismo, del taoismo e delle tradizioni yoga dell'India. 

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The Nest – Il Nido

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The Nest – Il Nido

Roberto De Feo è qui alla sua opera d’esordio (o quasi), quantomeno il suo primo lungometraggio che sarà possibile vedere in un circuito tradizionale, con un buon numero di sale coinvolte. Aveva assaporato il successo internazionale, condiviso assieme al co-regista Vito Palumbo, per il corto Ice Scream (2009) che si era imposto all’attenzione tanto da ottenere fiducia da una produzione statunitense per lo sviluppo in lungometraggio. Una lavorazione troppo lunga (terminata nel 2013 la post-produzione, uscita nel 2016) per un film che non è mai davvero arrivato nelle sale. E quest’anno, senza l’apporto di Palumbo, è riuscito finalmente a concretizzare un suo progetto. Solo quattro settimane di riprese concluse a giugno seguite da una  post-produzione fatta a tempo record prima di arrivare in anteprima al Festival Internazionale del film di Locarno, proposto in contemporanea un po’ in tutta l’Italia. Guardando il trailer, si ha l’impressione di essere davanti al solito horror con tanto di casa maledetta e oscuri personaggi, ma dopo pochi minuti il film svela le sue vere intenzioni.

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Crawl - Intrappolati

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Crawl - Intrappolati

Questo horror naturale in cui la paura è legata a una realtà (o possibile tale) molto simile a fatti di cronaca realmente accaduti in Florida, è un onesto prodotto che mantiene quello che promette, soddisfacendo un pubblico che conosce perfettamente i meccanismi della tensione e si lascia cullare da una sceneggiatura non molto originale e scuotere dalla veridicità di molte scene. Prevedibile nello sviluppo della storia principale – la conflittualità tra padre e figlia che DEVE giungere ad un happy end – ha nei coccodrilli (uno in particolare) attori innegabilmente interessanti che, senza l’uso della parola, riescono a dire moltissimo.

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